La danza vintage che in Italia abbiamo imparato a conoscere come “tip tap” ha in realtà delle origini davvero remote: basti pensare che se ne hanno testimonianze risalenti addirittura alla fine del 1500, per la precisione dall’Irlanda; furono i contadini, per primi, a ideare e a diffondere il clog; all’epoca era abitudine scatenarsi ballando in occasione delle ricorrenze più importanti, rigorosamente in gruppo.
Nel corso degli anni si trasformò in un ballo di coppia ed alcuni pionieri introdussero anche l’uso delle braccia, con dei caratteristici movimenti che la resero simile al tip tap che conosciamo tutt’oggi.
Furono gli stessi irlandesi, negli anni a venire, ad esportare questo ballo negli Stati Uniti grazie al fenomeno dell’immigrazione; una volta sbarcati nel nuovo continente ebbero modo di evolvere ulteriormente questa tradizione mescolandola con le danze del costume afroamericano; gli schiavi africani del secolo precedente, infatti, erano soliti esibirsi in balli rituali e religiosi con tanto di tamburi e e battute di mani: questa usanza, detta juba, si andò così a fondere con il clog degli irlandesi dando vita a qualcosa di unico e nuovo; il risultato era qualcosa di assolutamente mai visto, che non fece fatica a diffondersi in breve per le strade delle maggiori città – New York in primis – soprattutto tra le classi più povere.
Fu solo agli inizi del 1900 che la tap dance uscì definitivamente dal suo piccolo ghetto, grazie ad un impresario afroamericano che fiutò il possibile successo di questa travolgente disciplina: iniziarono così a farsi sempre più numerose le esibizioni nei locali e nei teatri, tanto che nei decenni successivi – soprattutto tra il 1930 ed il 1950 – la tap dance raggiunse il grande schermo per diventare ufficialmente un fenomeno di massa.
Gli insegnanti
Ursula Prela
Maestra di Tip Tap